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Iersera al Teatro Carignano di Torino alcuni allievi della 5n e della 5T IDA del Levi, insieme alla 4R del liceo Curie, hanno assistito al debutto  dello spettacolo “Uno sguardo dal ponte” di Arthur Miller, interpretato e diretto dall’attore Massimo Popolizio .

In una scenografia essenziale ma significativa si narrano le condizioni sociali e di vita degli immigrati siciliani in America. Il protagonista Eddie Carbone, che sostiene la famiglia con il proprio lavoro e con onore e dignità, in realtà cova e nasconde un “amore” impuro verso la nipote, che farà emergere tutti i lati della sconfitta di quest’uomo che, per vent’anni, si è prodigato per mantenerla e farla studiare ma che non riesce ad accettare che sia cresciuta e sia alla ricerca di indipendenza. Questo li mette in contrasto ma fa affiorare soprattutto quanto Eddie sia geloso di questo legame, al punto da non esser neanche più un buon marito e da fomentare, in lui e nella moglie, il sentimento della gelosia. Eddie, nella parte del capofamiglia padre e padrone, cerca invano di trattenere la nipote mentre la moglie cerca in ogni modo di spingere la nipote a prendere la sua strada e, a tal scopo, prende al volo l’arrivo dei cugini, immigranti clandestini che hanno chiesto aiuto ed asilo per potersi sostenere in America. L’inizio di una relazione tra uno dei due cugini, il più giovane ed anche il più sbarazzino, con la nipote Caterina porta Eddie all’esasperazione fino a fargli compiere atti di follia che mai un uomo d’onore come lui avrebbe commesso, se non fosse accecato dalla gelosia. Le conseguenze saranno la sua sconfitta e morte.

Ho avuto l’impressione che lo spettacolo, pur essendo stato rappresentato per la prima volta nel 1955, sia di estrema attualità, anche per il modo in cui è stato messo in scena, con un lungo flashback estremamente adatto alla riflessione postuma, visto che il racconto si dipana dopo la morte di Eddie. Certo è che il dramma della gelosia è un male ben presente ancor oggi, come la cronaca nera tristemente ci ricorda: uomini e donne non sanno come combatterla e così si hanno danni e vittime. In molteplici punti il personaggio ci porta a pensare che l’essere umano è portato a legarsi alle cose, e di conseguenza alle persone, ma poi non riesce più a distinguerne le differenze ovvero rischia di volersi impadronirsi delle persone come se fossero oggetti di proprietà e non persone libere.

 

Salvatore Fleres,

V N  IDA.  Carlo Levi

Author

Redazione4

Daniela Cappa Pina Grimaldi Alisa Matizen

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