A ottantʼanni esatti dalla Liberazione dell’Italia dai nazifascisti, nello spettacolo a cui abbiamo assistito al teatro Carignano lo scorso 30 aprile, si ritorna a dar voce a tutte quelle vittime che si opposero ad un regime feroce e distruttivo come il fascismo.
Grazie alla teatralità del testo di Franco Antonicelli, intellettuale di grande spicco vissuto nel periodo delle due guerre mondiali, lo spettacolo assume una forza narrativa e simbolica ancora più intensa. La regia di Giulio Graglia, la drammaturgia di Diego Pleuteri e la consulenza storica di Gianni Oliva hanno lavorato in maniera perfettamente sincronizzata, riuscendo a suscitare forti emozioni nel pubblico e a farlo immedesimare in uno dei periodi più drammatici e significativi della storia italiana. Il linguaggio scelto è di stampo storico, ma allo stesso tempo attuale, ed invoca un grido alla libertà.
A livello storico, oltre a rivivere gli anni della Resistenza, Giulio Graglia decide di aprire lʼopera con un avvenimento simbolico di quegli anni: il delitto Matteotti. Lo spettacolo Festa grande racconta episodi realmente accaduti durante la Resistenza italiana, attraverso le testimonianze di partigiani deportati e coinvolti nella lotta contro il fascismo, alternando scene drammatiche a momenti più intimi e riflessivi, mantenendo però al centro i sentimenti di paura, speranza e coraggio.
Poiché abbiamo studiato la storia e la vita di Cesare Pavese e di Carlo Levi, la figura di Franco Antonicelli si ricollega facilmente a loro, grazie allʼesperienza del confino che accomuna i tre scrittori, a causa della loro opposizione al regime e con Pavese, in particolar modo, perché Antonicelli collaborò alla pubblicazione del Moby Dick secondo Pavese.
Un altro episodio della pièce teatrale facilmente ricollegabile ad un letterato che abbiamo studiato quest’anno è il volo su Roma compiuto da Lauro de Bosis, scrittore antifascista che nel 1931 lanciò volantini per incitare alla resistenza contro lʼattuale regime fascista. Questo gesto richiama simbolicamente il volo su Vienna di Gabriele DʼAnnunzio avvenuto tredici anni prima: due gesti con obiettivi diversi e ideali opposti, ma uniti da un intento comune: combattere il nemico attraverso un gesto di grande impatto simbolico. Festa grande di aprile, quindi, non è solo unʼopera teatrale ma un grido volto a restituire la memoria di un tempo e a riattivarla nel presente.
Questa esperienza di visione di capolavori della letteratura rappresentati a teatro mi ha fatto riflettere ancor più su quanto sia importante preservare la memoria storica, soprattutto per noi giovani e in un mondo in continua evoluzione in cui esistono anche ideali fortemente discutibili. Spettacoli come questo ci aiutano a rivivere il passato, per diventare cittadini più consapevoli nel presente. Il progetto Insieme a teatro PCTO IDA si è concluso il 6 giugno con un altro spettacolo sui delitti di mafia, Autoritratto di e con Davide Enia, ma il 30 maggio abbiamo visto anche lo spettacolo Il costruttore Solness di Henrik Ibsen che ha debuttato in prima nazionale al teatro Carignano con i meravigliosi interpreti Laura Curino e Valerio Binasco che ci hanno incantati.
— Dennis Rossi 5N IdA
